La compagnia Nuda Veritas viene creata a Parigi nel 2001 da Giovanna Amarù, danzatrice e coreografa, e si avvale di artisti di diversa provenienza e formazione che collaborano puntualmente ai vari progetti di creazione. Nel tempo la compagnia ha ottenuto produzioni e residenze in vari teatri europei, diffondendo le proprie creazioni in Francia, Svizzera, Germania, Portogallo e Italia. Dal 2008 ha la propria sede a Palermo, dove viene svolta, oltre alla prassi creativa, una regolare attività di formazione sull’arte del movimento.
“Il lavoro della compagnia è ascrivibile alla danza contemporanea in quanto indirizzato alla ricerca autorale della scrittura coreografica ed alla sperimentazione, senza particolare riferimento al riconoscimento di uno “stile” o “tecnica” o “scuola” privilegiati. Tuttavia le creazioni rimandano a quel genere storicamente definito come teatro danza, poiché le diverse possibilità “grammaticali” della danza esperite nella biografia, cosi come quelle delle altre arti presenti nell’evento teatrale, sono sottoposte alla necessità “interna” dell’opera, ovvero a quel sistema di relazioni drammaturgiche che intercorrono fra interiorità dell’interprete, riferimento all’”altro” da sé ed esplorazione dello spazio fisico, oggetto o dato. Il “contesto” scenico che si vuole offrire è dunque plausibilmente prioritario nell’indagine, come ago magnetico che si muove in quella polarità di logos e bios che mi pare essere lo spazio ed il senso primordiale di ogni tentativo di rappresentazione (o meglio, di presenza all’azione), e come lumicino di una dialettica del mutuo soccorso fra queste forze, tesa a colmare le molte faglie e discontinuità del reale”. G.Amarù
“Il lavoro della compagnia è ascrivibile alla danza contemporanea in quanto indirizzato alla ricerca autorale della scrittura coreografica ed alla sperimentazione, senza particolare riferimento al riconoscimento di uno “stile” o “tecnica” o “scuola” privilegiati. Tuttavia le creazioni rimandano a quel genere storicamente definito come teatro danza, poiché le diverse possibilità “grammaticali” della danza esperite nella biografia, cosi come quelle delle altre arti presenti nell’evento teatrale, sono sottoposte alla necessità “interna” dell’opera, ovvero a quel sistema di relazioni drammaturgiche che intercorrono fra interiorità dell’interprete, riferimento all’”altro” da sé ed esplorazione dello spazio fisico, oggetto o dato. Il “contesto” scenico che si vuole offrire è dunque plausibilmente prioritario nell’indagine, come ago magnetico che si muove in quella polarità di logos e bios che mi pare essere lo spazio ed il senso primordiale di ogni tentativo di rappresentazione (o meglio, di presenza all’azione), e come lumicino di una dialettica del mutuo soccorso fra queste forze, tesa a colmare le molte faglie e discontinuità del reale”. G.Amarù